Lingua Italiana,  May 2021,  Short Fiction

Ogni Desiderio

Featured in the May 2021 Issue of The Open Doors Review.

Racconta da: Giovanni Vergineo


“Ogni tuo desiderio è un ordine”—disse Gennaro, ma non lo pensava. Pensava: “mi hai rotto i coglioni, mo’ ti do una testata brutta cicciona americana budinosa!”

Gennaro faceva la guida turistica a Roma e, come tutti i giorni di giugno, stava impazzendo per il caldo, per la calca, per la polvere, per le domande ridicole dei turisti, per lo scintillio imbecille del sole romano sulla spada dei gladiatori, per le cosce arrossate dal sole delle ragazze mezze nude, per gli africani che vendono braccialettidimmerda, per i bangladesh che vendono selfiestickdimmerda, per gli italiani che vendono SALTALAFILAA! SALTALAFILA AL COLOSSEO! per il sole implacabile che inondava tutto di una luce spietata, totale, illuminando vergognosamente vizi e virtù, e infine per il Colosseo stesso, che muto assisteva a tutto quel casino, insensibile alle formiche umanoidi che lo penetravano, che lo graffiavano, che lo fotografavano, ottuso nella sua eternità e nella sua eterna rovina. 

La giornata era comunque cominciata bene: Gennaro aveva scopato, la mattina, con Sonia, la sua fidanzata. Poi aveva bevuto una tazzina di caffè veloce e, inforcata la bici, aveva raggiunto il Colosseo. 

Arrivato al luogo dove avrebbe incontrato il suo gruppo, Gennaro era copiosamente sudato e affannato; ma ci era abituato, e da un pezzo non si curava più di come appariva ai turisti. 

Un attimo dopo essere giunto al meeting point il coordinatore gli presentò i suoi clienti; Gennaro sorrideva a stento, stringeva qualche mano qua e la e diceva “nice to meet you, nice to meet you…” ma non sembrava per niente nice. 

E poi cambiava, tutto a un tratto, perché è così che si deve fare: raddrizzava la schiena, tirava in dentro la pancia, gonfiava i polmoni e sfoggiava il più bel Sorriso Professionale che avesse a disposizione, per poi cominciare il suo tour. “Welcome to the Colosseum, the most iconic building in Rome!” 

Da quel momento in poi, metteva il pilota automatico: entrato nel personaggio, Gennaro procedeva spedito verso l’Ingresso Gruppi del Colosseo dribblando acchiappini, abusivi e spaccaossa che affollano la piazza a tutte le ore, e faceva il suo ingresso trionfale nell’anfiteatro seguito da una ventina di persone ancora più sudate di lui. Come guida, Gennaro era bravo ma anche molto rompipalle: anziché fare “due macchiette” come molti colleghi, riempiva i turisti di informazioni, “perché io ho passato dieci anni della mia vita a studiare archeologia e mo’ non posso stare qui a raccontarvi du’ cazzate su Nerone, Poppea e Giulio Cesare. No. Vi dovete sciroppa’ la roba seria, vi dovete sciroppa’ tutta le date, vi dovete sorbire tre ore di storia romana perché siete a Roma cristo santo, e state al Colosseo, quello vero”— pensava. 

Dopo una breve introduzione, Gennaro portò il gruppo al piano superiore “come si arriva ancora più in alto?” — “Deve arrampicarsi come una scimmia, signora!” — “ AHAHAH” grasse risate nel gruppo. “Quella è la croce dove è stato crocefisso Gesù?” — imbarazzo nel gruppo — “no…Gesù non è mai stato a Roma…” — “ah..allora è la croce della Vergine Maria?” — “…allora guys, vi lascio liberi venti minuti. I bagni stanno qua, il bookshop lì, e mi raccomando non vi perdete e siate puntuali”. 

Gennaro si allontanò dal gruppo alla ricerca disperata di un angolo dove fumare, anche se al Colosseo non si può. Ma ‘sti cazzi: Gennaro stava la’ tutti i giorni da anni, non solo da quando faceva la guida ma addirittura da prima, da quando era uno studente di archeologia e faceva il tirocinio proprio al Foro Romano, cioè praticamente a un passo dal Colosseo, e quindi aveva una tendenza malsana a considerare tutta l’area archeologica come qualcosa di sua proprietà perché non solo ci era stato infinite volte ma ci aveva pure scavato, quella roba antica l’aveva studiata veramente, l’aveva amata, l’aveva sudata, l’aveva spicconata e spalata e scarriolata. E allora, qualche diritto in più rispetto a un bovino anglosassone doveva pure avercelo. E invece no, pensavano le guardie: “NON SE FUMA! MA GUARDA TE QUESTO AOH SEI PURE ‘NA GUIDA!”. 

Allora Gennaro spense la sigaretta e accese il cellulare. Un messaggio da Sonia, che lui immaginava ancora languida tra le lenzuola del suo letto. Cliccò sulla notifica: 

– SoniAmore: “Sei un PEZZO DI MERDA”. 

Panico.

Gennaro lo sapeva bene, di essere un pezzo di 

merda, ma doveva cercare di capire rapidamente cosa avesse scoperto Sonia ed elaborare una strategia. Immediatamente fu invaso dal terrore di perderla, e la fine della loro storia gli sembrò inevitabile e overwhelming, una catastrofe impossibile da affrontare. Chiamò la ragazza: “Sei un PEZZO DI MERDA!” rispose lei, gridando, e staccò. “Ok, devo restare freddo, ok, adesso la sistemiamo”—pensava, mentre accendeva meccanicamente un’altra sigaretta. 

Richiamò Sonia: “E DDAJE E SPENGILA ‘STA SIGARETTA AHO, E QUANNE VOLTE TE LO DOVEMO DI’”—“Si si mi scusi, mi scusi”—“SEI UNA MERDA! E SMETTILA DI CHIAMARMI”—“MA AMOORE! DAI FRA POCO ARRIVO E *click*”. 

“Ok, ok, ok, cosa ho fatto? Vediamo: c’è stata quella che ho limonato al pub irlandese a Campo de’ Fiori, un mesetto fa. Ma non ci siamo mai più sentiti, è finita lì. E allora l’amica di Paolo…alla festa di laurea… Qualche TESTA DI CAZZO non si sarà fatta i cazzi suoi…MERDA SONO LE 10.10!”. 

Gennaro era in ritardo di dieci minuti: corse al meeting point e tutto il suo gruppo era lì che lo aspettava impazientem- “I’m sorry guys…I’m sorry…I am a bit sick and I had to go to the bathroom…and there was a very long line…”—“It’s ok man, when you have to go you have to go!”—aveva risposto il simpatico marine americano che all’improvviso, col suo sorriso da “soldato in vacanza” e il suo fare rilassato era istantaneamente diventato il preferito di Gennaro. La Grassona del gruppo invece non era per niente contenta: dal momento in cui aveva cominciato il tour non aveva smesso un attimo di sudare, e questo la faceva sentire a disagio profondamente dato che sudava molto più degli altri (questo pensiero la faceva ovviamente sudare ancora di più)—infine la situazione era stata aggravata dalla sua scelta di non prendere manco l’ascensore dato che non voleva essere un peso per il gruppo… “Ok guys, I apologize for the delay…scusate per il ritardo… e scendiamo giù va’”. E allora la Grassona, che ora si sentiva in credito: “Can we take the elevator down?—possiamo prendere l’ascensore?”—Gennaro ci pensò un secondo. Erano già in ritardo, prendere l’ascensore significava tornare indietro e perdere altri quindici minuti. “Whatever you desire, ma’am – ogni tuo desiderio è un ordine”. 

E allora Gennaro si incamminò, ripetendo automaticamente la sua lezioncina di archeologia for dummies. Dopo poco tacque, prese il cellulare e scrisse un messaggio a Sonia. “Piccola, dai…che è successo? Mi fai preoccupare. Ti amo”. Poi arrivò all’ascensore, che solo la Grassona poteva prendere (gli “abili” devono andare a piedi, è la Legge del Colosseo”). In un attimo scese al piano terra e guadagnò l’uscita; camminava come uno zombie immaginandosi l’inferno che lo aspettava a casa, le lacrime disperate di Sonia e, magari, gli schiaffi che avrebbe dovuto prendere. Che cazzo aveva fatto? Controllò di nuovo il cellulare mentre passava dai tornelli d’uscita (pensava: mo’ sta chiattona ci resta incastrata) 

– SoniaAmore: “SEI UNA MERDA, LO SAI BENISSIMO QUELLO CHE HAI FATTO, PORCO!”—“MA DOVE, COSA?” pensò, ma non poteva chiederglielo, perché questo avrebbe solo peggiorato la situazione. E allora si concentrò al massimo, ignorando l’Arco di Costantino e tutte le domande che la Grassona gli continuava a fare, e poi gli vennero in mente quattro lettere, dolci, magiche: N E M I. 

Nemi. Ecco cos’era, doveva essere questo. Una storia di mesi prima. Nella mente di Gennaro si materializzò il bellissimo lago di Nemi, lo “Specchio di Diana” proprio di fronte al bosco dove in antichità, insonne, si aggirava il Re del Bosco in attesa di essere ammazzato dal prossimo Re; e lui ci aveva scopato in quel bosco, durante uno scavo archeologico, ci aveva scopato con una studentessa portoghese brutta come la fame che però in quel momento ci stava, mentre Sonia non ci stava, e forse Sonia non c’era mai stata davvero ed era per questo che Gennaro pensava mo’ a questa me la scopo, perché Sonia non c’è ora e non c’è mai stata, non mi ha mai amato, e invece non era vero, Sonia lo amava ma era matta, e Gennaro era matto pure e in quel momento la cosa più intelligente da fare gli sembrò rotolarsi sul prato con ‘sta cessa di portoghese che però pareva amarlo, almeno quella sera, più di Sonia, o forse Gennaro aveva solo voglia di farsi una scopata in questo luogo mitico, e immaginare il Re del Bosco e Diana stessa e Caligola guardarlo mentre celebrava la sua ierogamia con una studentessa non particolarmente carina, ma in quel momento simile in tutto alla Luna, e quindi a Diana. 

“Nemi”… Ma come cazzo aveva fatto a scoprirlo? “So…what are we seeing next?”—chiese la grassona. “Adesso andiamo al Palatino, signora, e poi al Foro”. “Ok. And what’s that?”—“Il Palatino è dove Roma è stata fondata! Il capitolo 1 della storia Romana. Mentre il Foro…ma non si preoccupi, le dirò di più dopo, quando ci arriviamo!”—“Ok…fine”, ma la smorfia della signora diceva chiaramente: non sono per niente a posto e ti farò una terribile recensione, Italian Asshole che non sei altro. Gennaro si incamminò per il vicus Curiarum, la strada che erroneamente molti chiamano “via sacra”, ignorando che invece la via sacra piega a Nord verso le Carinae, ma lui invece non lo ignorava perché lì, proprio lì, ci aveva scavato, anni prima, durante l’università, quando dei turisti e dei soldi non gliene poteva fregare di meno e pensava solo all’archeologia, a scavare, a documentare, a scopare con le colleghe. Pensava alla foto più fica che aveva su facebook, in cui si vedeva lui, sognante, mentre scavava proprio alle Curiae Veteres, con il Colosseo di Fronte e il tempio di Venere e Roma affianco, ed era felice, cazzo se era felice (e Lara stava per atterrare, stava per arrivare solo per lui proprio quel giorno). 

Giunse all’ingresso del Foro e pensò: ma perché sto facendo questo, perché mi trovo qui, ora, con una mandria di turisti, quando solo pochi anni fa qui ci scavavo? Come sono passato da quello a questo? I soldi. Ecco perché. Mi servono i soldi. Sono cresciuto, sono un adulto ora. Evvabbe’. “Do you mind if I stop real quick for a gelato?—Ti spiace se mi fermo un secondo a prendere il gelato?”—disse la Grassona. E Gennaro: “But…we’re about to enter the Roman Forum…we are actually a bit late… Siamo un po’ in ritardo e stiamo per entrare nel Foro!”—disse, ma pensò: “Ma proprio ora devi magna’ il gelato, trippona che non sei altro?”. “Ok, alright…”—rispose la Grassona con la faccia triste. 

A un tratto Gennaro fermò il gruppo, si girò e guardò il Colosseo davanti a se’; poi respirò e sentì il sole che gli inondava il viso come aveva inondato il Colosso di Nerone secoli addietro, gustò il calore sulla pelle e percepì tutta l’antichità di Roma schiacciarlo come un insignificante barbaro del XXI secolo, arrivato alla festa con secoli di ritardo ma comunque arrivato. La giovinezza era andata ma nonostante tutto lui era lì a respirare polvere antica, che è più inebriante della cocaina, invece che cocaina in qualche triste ufficio londinese come la maggior parte dei suoi coetanei. And it wasn’t that bad after all, non era poi tanto male. Poi, sorrise alla Grassona:“Ok ma’am, let’s stop for a gelato. Whatever you want”—“Prenditelo pure il gelato, Grassona, ogni tuo desiderio è un ordine perché ti vorrei dare una testata ma in fondo, in fondo in fondo, ti voglio bene” – pensò. 

Infine guardò il cellulare.

“SoniAmore: DEVI  M – O – R – I – R – E”.


Author Bio: Giovanni Vergineo è nato a Benevento nel 1984, ma vive a Roma da oltre dieci anni. E’ archeologo e guida turistica. Ha scritto numerosi racconti; il suo secondo romanzo, “L’antico vaso andava salvato,” uscirà nel 2022 per Augh! Edizioni. Nel 2010 è stato finalista del Premio Italo Calvino con la raccolta di racconti “Pippe,” mentre nel 2015 è stato semifinalista del premio “La Giara” con il suo primo romanzo “La Scomparsa delle Cotolette,” disponibile in formato Kindle su Amazon. 

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *